EVENTS / MEETING

Humanzing the Homeless

“Fame d’Amore”

“L’importanza dello sguardo, tra arte, profondità, pensiero e coinvolgimento emotivo”

Incontro con Leah DenBok a cura di Enrico Pusceddu e con la partecipazione di Sarah Linford

 L’IMPORTANZA DELLO SGUARDO 

 

Partiamo da un presupposto che l’ignoto spaventa sempre. Metaforicamente a volte all’inizio del viaggio siamo pieni di entusiasmo ma quando la barca salpa dal pontile e fin tanto che il porto resta all’orizzonte permane in noi la condizione di serenità. Perché sappiamo che nel bene o nel male possiamo ancora facilmente far ritorno. Ma quando ad un certo punto, il porto scompare alle nostre spalle e non compare ancora la costa all’orizzonte nei nostri occhi, prendiamo effettiva coscienza e consapevolezza che siamo in mare aperto, è cominciata la navigazione vera con insidie e difficoltà da affrontare.

Cosa fare allora? Trovare la propria dimensione intima di silenzio interiore per capire se la rotta è quella giusta. Facile? No. L’importante è non farsi prendere dal panico, avanzando con attenzione e senso di accoglienza e rispetto nell’altro.

Fondamentale è stare in contatto non solo con noi stessi ma anche con l’altro, con le nostre e le loro ispirazioni più intime e profonde e ancor più sul vero senso e valore della vita e nel suo dipanarsi giorno dopo giorno.

Ricordandoci sempre che nella relazione a due o più persone, gli occhi sono lo specchio dell’anima: incontro, attesa, dialogo continuo, emozioni e intuizioni, sintonia con l’altro. Ho sempre pensato che valgano molto più di un abbraccio.

Un’unica cosa… ma siamo ancora in grado di guardarci negli occhi? O come sempre accade, al di là della pandemia, molto spesso non degnano l’altro di uno sguardo.

Quante volte abbiamo messo la nostra mano in tasca, e con poca attenzione, ci siamo puliti la coscienza nel rituale ipocrita di dare all’altro una moneta senza neanche guardarlo negli occhi. Lo sguardo ha una memoria e ti rimane dentro nel profondo, difficilmente lo scordi se lo pratichi con verità e coinvolgimento.

Così come la fede, l’analogia con lo sguardo è una metafora complessa. Troppo spesso la confondiamo con l’ipocrisia religiosa, l’occhio e la fede non mentono, arrivano nella profondità dell’animo. In molti casi guardiamo alla fede come a un rituale fatto di azioni meccaniche ma non di sentimento.

Non usciremo da questo periodo come prima: l’egoismo, la paura del contagio, in ogni senso, unito alla lucrocrazia devono lasciare posto all’adattamento e al cambiamento dentro e fuori di noi in questa laica profanità del vivere.

E allora guardiamoci negli occhi con amore, quello vero che vede e sente, oltre l’apparenza dell’essere.

In virtù di questo incontro, veramente unico, nel quale ognuno di noi si è ritrovato stretto da un immenso abbraccio, è più che giusto dire Grazie di cuore a LEAH DENBOK che ci ha permesso di condividere tutti insieme e spero, tramite questo incontro, di aver coinvolto e coinvolgere una platea più ampia.

Il lavoro di Leah non è solo pura emozione, è segno significante che muta nella sua lettura iconica.

Linguaggio dell’arte, luci, ombre, pelle che in itinere diviene superficie, testimonianza messa a nudo, bellezza del divino, in un work in progress lo definirei, l’arte di raccontare storie, un’intera vita, oltrepassando la visione di superficie e andando nella profondità delle viscere. A volte non servono ambientazioni, se sappiamo andare in profondità basta l’inquadratura di un volto.

Penso che Dio ti abbia dato un gran talento e tu lo stai mettendo a frutto in maniera ammirevole e edificante. Il tuo lavoro fotografico non è solo altamente professionale e bello, ma ha un alto valore espressivo e comunicativo che uniti insieme, trasmettono passione e amore. È stato un piacere e un onore conoscerti e condividere insieme alcuni passaggi, di questo tuo percorso. 

E veniamo ai ringraziamenti…

Mille grazie al tuo papà e alla tua mamma Leah, per aver donato al mondo e a tutti noi una straordinaria fotografa e ancor di più direi semplicemente… una persona stupenda. 

L’amore, a volte, smuove le montagne e tu Leah lo stai dimostrando.

Un grazie dal profondo va anche a te Sarah Linford, per la collaborazione, la professionalità, unita a empatia e generosa disponibilità. 

Un grazie imprescindibile a Elena, Alessia e Morena per la loro disponibilità e per il prezioso contributo professionale. 

Che dire l’unione fa la forza e non sarebbe stato lo stesso senza di voi.   

Abbiamo mosso insieme dei piccoli, ma allo stesso tempo grandi passi. Abbiamo gettato semi, ci auguriamo fertili per dare a tutti una modalità per pensare ad un futuro migliore, che veda l’altro, chiunque sia, un individuo da amare, accogliere e con cui compiere un piccolo o a volte, grande tratto di questo meraviglioso viaggio chiamato vita. 

Un caro saluto e un forte abbraccio a tutti voi, ma in particolare ai ragazzi che sono intervenuti, protagonisti del presente e tesorieri del futuro. 

È stato davvero un bel momento di arricchimento e condivisione.

Enrico Pusceddu

IL FUTURO DELLA CREATIVITÀ DIGITALE

 Incontro con Alessio Tommasetti a cura di Enrico Pusceddu 

WACOM EVOLUZIONE DELLA CREATIVITÀ DIGITALE

All’interno del vasto panorama del design digitale, dove la comunicazione si fonda sull’impatto visivo, la chiarezza e la diretta manifestazione delle intuizioni progettuali sono di cruciale importanza.

Nell’ambito della crescente evoluzione della creatività digitale, le tavolette grafiche Wacom emergono come strumenti indispensabili per trasformare con velocità ed efficacia le idee in nuovi progetti. 

In questa prospettiva, il processo creativo non si limita solo all’esposizione concettuale, ma si estende all’interazione con la grafica, all’illustrazione e all’animazione. 

L’ambiente digitale racchiude tutti gli strumenti essenziali per tradurre idee complesse in rappresentazioni visive coinvolgenti. La presentazione, dinamica e interattiva, focalizza l’attenzione sull’analisi e lo studio delle forme di base necessarie per una corretta rappresentazione digitale. 

La contaminazione fra Geometria, Fotografia, Assonometria, Prospettiva, fusione di reference e sketch, diventa un terreno fertile per l’esplorazione, sfruttando al massimo e coscientemente gli automatismi offerti dai sofisticati software a disposizione, con un excursus sui freeware a disposizione degli studenti.

La grafica stessa diventa una parte integrante del processo creativo, dove note e descrizioni si fondono armoniosamente con le illustrazioni, dando vita a una comunicazione visiva ricca e significativa. 

L’animazione, in particolare, assume un ruolo dinamico nell’esplorare e comunicare l’evoluzione di un progetto nel tempo.

L’uso del digitale e delle tavole grafiche Wacom non solo rivoluziona la traduzione delle idee in progetti, ma si colloca al cuore di un processo creativo completo, che abbraccia la grafica, l’illustrazione e l’animazione per dare vita a espressioni artistiche straordinariamente ricche e coinvolgenti, in ambito accademico e professionale.

SOTTO IL SEGNO DELLA BILANCIA NEWS 

Incontro con Fabio De Nunzio a cura di Enrico Pusceddu 

 UN LIBRO PER CONTRASTARE IL FENOMENO DEL BULLISMO

 

Fabio è qui con noi, ancora una volta, come “inviato speciale” chi non lo ricorda nel suo ruolo, nel tg satirico di Antonio Ricci “Striscia la Notizia” per ben diciotto anni e in seguito come collaboratore con il “Caffè di Rai 1”.

Il motivo di questa sua presenza?  un importante progetto di sensibilizzazione sul tema “bullismo”, che sta portando avanti, da un anno e mezzo circa, tramite una campagna nazionale davvero considerevole contro uno dei mali sociali, quanto mai attuali.

Un appuntamento importante quello di oggi, durante il quale Fabio, oltre a presentarci il suo libro “Sotto il segno della bilancia news”, scritto a 4 mani con Vittorio Graziosi, pubblicato dalla Ventura Edizioni, ci invita ad approfondire singolarmente, ma in particolar modo collettivamente, attraverso un dibattito, si spera corale, quest’aspetto che caratterizza una vera, e quanto mai negativa, problematica sociale troppo spesso sottovalutata.

Bullo e Bullismo due termini sui quali riflettere scrupolosamente e consapevolmente.

BULLO sostantivo maschile con due accezioni, la prima Teppista, bravaccio, la seconda In senso non cattivo, bellimbusto; giovane ridicolo per la vistosità e l’eccentricità dell’abbigliamento. Accezioni oggi più che mai unificate Da qui il BULLISMO: Ostentazione di presunta capacità o abilità – banale, indisponente e rischioso modo di distinguersi, che sfocia talvolta in comportamenti subdoli, aggressivi e violenti. Arroganza di falsi e ambigui potenti di turno.

Già da queste analisi del suo chiaro significato, si comprendono come: il parlare, l’analizzare, il riflettere, il far conoscere siano strumenti indispensabili e utili, a creare empatia con l’altro. In particolar modo un tendere la mano a chi è in difficoltà.

Il bullismo è un fenomeno di discriminazione in continuo aumento su scala mondiale il quale, a mio modesto avviso, si sta in maniera preoccupante estendendo in vari campi esistenziali, relazionali e sociali, allargando in molti casi il suo target di riferimento.

E allora… una missione quella di Fabio su un argomento troppo spesso taciuto, che provoca in chi ne è colpito varie reazioni, tra le quali l’autolesionismo, fino ad arrivare in situazioni complesse a estremi gesti come il togliersi la vita.

Oggi più che mai è fondamentale conoscere la complessa e delicata problematica del bullismo, nelle sue varie forme, al fine di prendere coscienza e in particolar modo riflettere sull’accettazione e la non prevaricazione del diversamente altro, da intendersi come forma di conoscenza, rispetto e consapevolezza del proprio e dell’altrui essere e agire.

Quanti, anche qui tra noi, siamo stati e siamo ancora, troppo spesso, spettatori inermi di episodi di bullismo e in quante situazioni, non si fa nulla o troppo poco per combatterlo e contrastarlo.

La scuola, la famiglia, sono i primi luoghi di relazione sociale e in virtù del loro ruolo, educativo prima e formativo dopo, hanno la responsabilità di farsi portavoce di quei valori fondanti per la costruzione di una sana società che sa ascoltare e accettare chi nella sua accezione ci appare dissimile alle nostre consuetudini e conformità.

A sua volta, entrambe, sono in prima fila come antidoto per risanare le profonde e troppo spesso radicali, forme di discriminazione, di prevaricazione di disagio sociale, al fine di ripristinare una condivisione civile dell’essere.

E allora non si può prescindere dall’importanza primaria del ruolo degli educatori a vari livelli, al fine di educare nel senso vero del termine, ossia, sviluppare la trasmissione di facoltà e principi intellettuali, morali e culturali; attraverso la formazione scolastica, l’istruzione, la comprensione e le opportune maniere.

Solo attraverso questi principi si può attuare, la consapevole conoscenza del se e dell’altro, la stima e l’autostima, l’apertura verso la diversità, il rispetto incondizionato dell’essere, in una società che tende sempre più a prevaricare, a incitare all’odio e alla non accettazione delle diversità, da coniugarsi in tante e diverse sfaccettature.

“Solo con l’altruismo, l’accoglienza e l’amore, possiamo arrivare al vero senso dell’essere, in una società veramente e concretamente civile e libera dai mali che l’attanagliano”.

Chiudo sottolineando come questo libro abbia ottenuto vari riconoscimenti, tra cui 5 premi letterari e cosa non da poco grazie a questa pubblicazione Fabio di Nunzio è Cavaliere per la Pace conferito dal Centro internazionale per la pace fra i popoli di Assisi.

Enrico Pusceddu

“L’ARTE FUORI DI SÉ”

CREATIVITÀ e PENSIERO _ CREATIVITÀ e LAVORO

Incontro con Paolo Rosa a cura di Enrico Pusceddu

 CREATIVITÀ E PENSIERO CREATIVITÀ E LAVORO

A tu per tu con Paolo Rosa,  in questo nuovo incontro abbiamo proseguito la nostra riflessione e il nostro dibattito culturale sul tema “Creatività Pensiero e Creatività e Lavoro”.

Come definire Paolo Rosa, un Artista, un comunicatore a tutto tondo nel gran panorama dell’Arte e della Comunicazione Visiva. Paolo è uno dei fondatori di Studio Azzurro, gruppo di ricerca artistica sui nuovi linguaggi, che da molti anni s’interessa a temi quali interattività e multimedialità, spaziando nel loro lavoro tra: installazioni, spettacoli film e musei interattivi.

L’incontro tenutosi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, ha preso in prestito il titolo del suo libro, “L’ARTE FUORI DI SÉ”, un manifesto per l’età post-tecnologica scritto insieme ad Andrea Balzola, drammaturgo, sceneggiatore e regista multimediale.

All’interno dell’opera si viene catapultati, fin dall’inizio, in una miriade di considerazioni che sono alla base del nostro quotidiano vivere in un’epoca cruciale dominata dalla tecnica, in cui dobbiamo far fronte a incalzanti emergenze ambientali, sociali e personali.

Come far fonte a questo momento?

Nell’andare avanti nella lettura l’ipotetica soluzione che penso ci trovi concordi, …abbiamo bisogno del talento e dell’immaginazione di ciascuno per poter disegnare il futuro, nostro e delle prossime generazioni, è essenziale recuperare una grande generosità diffusa, capace di associarsi e mettersi in rete, condividendo sapienze ed esperienze.

Io aggiungerei anche la capacità di mettere in discussione il proprio cammino e il proprio operato.

Rifacendomi all’intestazione della premessa del libro, “Coordinate per un’inversione di rotta”, risalendo con un sestante, superata la zona introduzione passerei alla zona ponderazione, per poi approdare alla zona riemozione attraverso una breve disamina della sua esperienza e tramite alcune sue riflessioni.

Vorrei concludere con una citazione di Albert Camus (romanziere, filosofo e drammaturgo francese, nobel per la letteratura nel 1957) posta all’inizio del libro “L’ARTE FUORI DI SÉ”.

“Seppure involontariamente noi artisti siamo impegnati. Non è la lotta a renderci artisti, ma è l’arte che ci costringe a essere combattenti. Per la sua stessa funzione l’artista è il testimone della libertà e questa è una motivazione che si ritrova a pagare cara. Per la sua stessa funzione egli è impegnato nelle profondità più inestricabili della storia, là dove soffoca la carne stessa dell’uomo.”

                                                                                                                                                                                                                              Enrico Pusceddu

INTORNO AL MONDO DEL GAME

“LE REGOLE DEL GIOCO“

IL GIOCO COME SISTEMA DI PENSIERO IN GRADO DI IMPORRE UNA LOGICA ALTERNATIVA
 
Incontro con Fabio De Nunzio a cura di Enrico Pusceddu 

 

Federico Fasce è il co-fondatore e direttore creativo di Urustar, un team di game design che si occupa di sviluppo di giochi indipendenti con sede a Genova.

Game designer interessato all’applicazione di tecniche ludiche all’interno di svariati campi, il gioco è per Federico una forma di sperimentazione continua: dai giochi digitali, a quelli da tavolo, all’urban game.

Siamo entrati in una nuova era, l’era ludica, i giochi sono sempre più il mezzo di definizione di questo secolo, trovo molto interessante a tal proposito, il ritorno del gioco alla sua funzione originaria, la sua funzione sociale, ossia mettere insieme persone, farle conoscere, relazionare e allo stesso tempo non è da sottovalutare, il rapporto con i nuovi mezzi e sistemi tecnologici, che ibridano sempre più il mondo del game con il mondo reale.

Il gioco se ben pensato, composto e sviluppato, può migliorare e rendere più efficiente la vita delle persone, ottimizzando e potenziando diversi aspetti della loro esistenza.

Negli ultimi anni abbiamo avuto uno sviluppo considerevole di modi e ambiti diversi nelle quali si riversa l’esperienza ludica, ad esempio l’Urban Game. Lo definirei un valido esempio di come esplorare e vivere il tessuto urbano, in maniera diversa, rispetto alla normale routine.

E allora proprio partendo dalla possibilità di usufruire in maniera alternativa e giocosa, del nostro territorio a portata di mano, il tutto può tradursi nella possibilità di dare nuova linfa e far rivivere in maniera diversa e alternativa, il patrimonio artistico italiano e le bellezze del nostro bel Paese, traendone in un momento difficile come stiamo attraversando vantaggi.

Basti pensare a come si potrebbero sviluppare giochi urbani da praticare all’interno delle città, nei musei, o in spazi monumentali.

Altra forma interessante da evidenziare, la pratica introdotta dai News Game un fronte nuovo sul come applicare l’esperienza – gioco, al fine di raccontare in maniera insolita la notizia.

Nel gioco il giocatore esplora e nello stesso tempo impara delle cose, punti di vista diversi, opinioni e approfondimenti, rendendo l’individuo più consapevole dell’informazione.

Non è a caso, che un altro fronte nel quale il gioco sta implementando la sua ricerca è quello strettamente educativo. Un gioco può attraverso il suo sistema avere diverse funzioni: insegnare delle abilità in maniera coinvolgente, incrementare la concentrazione.

E come non rimarcare la condivisione della conoscenza, come ha rilevato Federico a proposito degli sviluppatori indipendenti, “per esistere e mettere a frutto le proprie capacità bisogna essere in grado di condividere le conoscenze e le competenze”.

E allora per chiudere, un grazie a Federico per aver condiviso con noi le sue conoscenze e la sua esperienza.

Enrico Pusceddu

IL GIOCO E L’IMMAGINARIO

Dal Tavoliere al Tablet

Incontro con Spartaco Albertarelli a cura di Enrico Pusceddu 

Spartaco Albertarelli è con certezza uno dei punti di riferimento dell’universo ludico italiano e non solo, membro dell’International Society for Board Game Studies, un gruppo di ricercatori dediti allo studio di giochi dall’antichità ai giorni nostri, che fa capo al British Museum di Londra. Per Spartaco il gioco costituisce da sempre materia di studio e ricerca, lo dimostrano anche i più dei 130 titoli prodotti, che spaziano tra boardgame e mondo video ludico, negli ultimi tempi, ha ampliato il proprio raggio a giochi online e ad applicazioni di game per tablet.

 

A tal proposito trovo interessante, riportare un passaggio tratto da una sua intervista: “Progetti sviluppati per l’iPad, uno strumento di gioco molto interessante perché a metà strada tra una console e un “tavolo”, un mezzo che consente sviluppi creativi che un game designer non può non esplorare”. Il suo rilevante percorso lo ha portato nella sua carriera a ricevere ampi e meritati riconoscimenti tra cui, tanto per citarne uno, personalità ludica dell’anno nel 2008.

Mi sembra evidente che inventare giochi è la sua passione, e non esiste genere, che non lo abbia visto coinvolto in prima persona nella progettazione o nell’editing, non a caso è diventando in breve tempo responsabile dello sviluppo della linea di giochi da tavolo di Editrice Giochi uno dei massimi editori di giochi da tavolo italiano.

Qualche tempo fa ha creato Kaleidosgames, uno studio di progettazione che racchiude al suo interno un gruppo di liberi professionisti in grado di progettare, illustrare e sviluppare qualsiasi genere di gioco, partendo dalla semplice ideazione fino alla produzione finale.

Quello che più mi affascina del suo approccio è questo vedere e fare le cose in maniera diversa andando in molti casi, in totale contrasto con le regole della vita quotidiana. “Noi siamo quello che siamo perché giochiamo, l’osservatorio quotidiano ci suggerisce molti spunti, partendo dall’imprevedibilità delle situazioni e guardando la vita fuori dagli stereotipi, modificando con il gioco le sue regole”. Il gioco diviene quindi strumento d’interazione, per interagire non solo con l’altro, ma con l’immaginario. E come ci ha sottolineato Spartaco Albertarelli, il gioco tra le tante cose che rappresenta è divertimento, la parola deriva dal latino divertere, che significa allontanarsi prendere una strada diversa, il divertimento si può riassumere nella capacità di prendere quel bivio.

Bene penso che dopo questo incontro, ognuno di noi abbia immagazzinato dentro di sé, molti incentivi per orientarsi e allo stesso tempo chiedersi se non è arrivato il momento di prendere quel bivio, facendo dell’esperienza ludica un arricchimento del percorso esistenziale che lo porti a osservare e vivere la quotidianità in maniera diversa.

 

 

Enrico Pusceddu

 

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